A proposito degli ultimi lavori di Giorgio Carpinteri, per la prima volta ordinati e organizzati in una personale, viene voglia di rimettere in gioco e in discussione il limite continuamente superato, o più semplicemente negato, del sottile piacere delle immagini e delle figure che facendosi movimento e sentimento del pensiero si fanno pittura, e affrontano in modo spavaldo i rischi e i pericoli del sovraffollamento e dell'iperbole della storia e della memoria, con la grazia e la perizia di un consapevole mixaggio di invenzioni e di reinvenzioni. Come risulta ben chiaro siamo in presenza di una nuova e precisa volontà di "ordine", non più basata sulle circostanze stilistiche di un assemblaggio iconografico puro e semplice. Dove ogni richiamo formale o narrativo si riflette in un flusso di eventi e di storie già concluso e già "decodificato" per genere e per classi, ma piuttosto, ci ritroviamo di fronte ad una sorta di dimensione evocativa in grado di crescere, di svilupparsi e di proliferare all'interno di un progetto che assicura continuità e varietà. Dal basso e dall'alto, dentro e fuori, in un sistema di proposizioni, e di riferimenti figurativi, potenziato dalla cristallina risorsa di un immaginario agglutinante e "plastico". A tutto ciò non può essere estranea l'intenzione di Carpinteri di avvalersi di uno strumentario "linguistico" sofisticato e capace di attraversare con sicurezza diversi livelli di comunicazione espressiva. Tali passaggi, sempre repentini e sorprendenti, sembrano ritrovare, ora, nella diversa e lenta concentrazione della pittura, sottratta intenzionalmente alla voracità di un consumo immediato, l'efficace sedimentazione dei contrasti più appariscenti. Il gioco suadente della superficie pittorica preparata ad accogliere la flessibile eterogeneità dei soggetti e degli oggetti, provenienti dall'inesauribile deposito dell'immaginario collettivo fattosi prodotto, gadget o icona pop, si affranca dalla necessità di una conseguente "legittimazione". "Nel luogo delle delizie" di Carpinteri i protagonisti, siano essi attoniti carabinieri imberbi immersi in uno scenario "na5turalistico" rivisitato da Walt Disney e dal Doganiere, o siano invece fanciulli dallo sguardo feroce in grado di convivere pacificamente in un pianete in via di formazione tra eruzioni vulcaniche e atmosfere incandescenti, si contendono il primato di una forma narrativa destinata a soddisfare le esigenze di un ritmo incalzante espresso con la sola ed esclusiva forza delle immagini.Il desiderio di contaminazione tra passato e presente, tra dinamiche rappresentative inconsuete perché destinate a conciliare gli opposti sul terreno di una pratica manuale e ideativa sempre più contrastata dalle potenzialità tecnologiche, si proietta nella progettualità di un avanzamento per gradi, per puntate successive. Quasi a recuperare un senso dell'attesa e a mettere in azione un meccanismo ciclico, in grado di sostenere l' "operazione eden" ben oltre il limite imposto dalla stessa occasione espositiva.



Roberto Daolio









A Walt Pasolini







"OPERAZIONE EDEN"